venerdì 22 agosto 2008

La superiorità etnica dei padani

Milano, 22 ago. - (Adnkronos) - Un ragazzo romeno ha evitato una 30enne italiana venisse violentata da uno straniero. L'episodio e' avvenuto nella notte, alle 3 circa, in corso Como a Milano. La ragazza dopo una serata trascorsa in uno dei locali della movida milanese si era allontanata in compagnia di un coetaneo biondo e stava passeggiando quando e' stata avvicinata da uno scooter con a bordo due persone. La coppia si e' avvicinata alla sua vittima e uno dei due stranieri le ha strappato la borsa e l'ha consegnata nelle mani del complice che si e' dato alla fuga. Lui pero' non si e' allontanato e dopo lo scippo ha tentato di violentare la ragazza mentre il ragazzo che la accompagnava impaurito si e' dato alla fuga.

La notizia già significativa di per se , lo diventa ancorpiù nel momento in cui la si confronta con le dichiarazioni di tal Borghezio Mario rilasciate il 13 agosto scorso e che riportiamo, per chi se le fosse perse: "...Le prime medaglie d'oro olimpiche assegnate ad atleti del nord hanno certamente motivazioni di vario tipo. Nessuno, pero', sembra avere il coraggio di dire la cosa piu' ovvia ed evidente, e cioe' che esse dimostrano la superiorita' etnica dei padani anche in questo campo...(Adnkronos).
Che dire se non augurarsi che un giorno di questi le medaglie olimpiche del pugliato : Vincenzo Picardi da Casoria , Clemente Russo da Marianise e Mauro Sarmiento anch'esso da Casoria e argento nel taekwondo, abbiano l'opportunità di incontrare di persona il già citato Borghezio, cosicchè lo stesso gli possa illustrare di persona in cosa consiste la superiorità etnica dei padani...

mercoledì 20 agosto 2008

Razzisti ma guai a dirlo

Ci sono articoli per i quali basta aggiungere un link e il visitatore se lo guarda da solo .
Questo merita qualcosa di più . E' tratto da http://www.unita.it/hp.aspo e ci tenevo che fosse presente interamente sul mio blog .
Alcuni anni fa, all´epoca delle prime rozze manifestazioni di linguaggio xenofobo e pararazzista di cui si servivano e si servono diversi esponenti della Lega Nord, è circolata per alcuni mesi, divenendo celebre, una barzelletta che mirava a stigmatizzare con un paradosso, quello squallido linguaggio e tutto il ciarpame che vi sta dietro. La barzelletta è questa: un vucumprà africano entra in un bar per proporre la sua mercanzia. Il proprietario dell´esercizio, appena ne percepisce la presenza, lo apostrofa con male parole e lo caccia dal locale a spintoni, fuori dalle balle brutto negro! Il malcapitato vucumprà reagisce, razzista! E il barista rabbioso, non sono io che sono razzista è lui che è negro! L´autore di questa barzelletta descrive quello strano ibrido di razzismo e di indignata permalosità, che caratterizza molti esponenti dell´attuale esecutivo che pretendono di avere la libertà di varare provvedimenti di stampo autoritario e razzista, ma trovano intollerabile l´essere accusati di razzismo ed autoritarismo.Ora, se ad accusarli è un organo di stampa o un organizzazione che essi possono agevolmente collocare nell´amplissimo spettro dell´internazionale comunista - ovvero tutti i partiti non alleati e non proni alla volontà di Berlusconi e il 90% della carta stampata e dei media televisivi - non ci sono problemi, ma se a farlo è il più diffuso settimanale cattolico del paese, per gli esponenti più avveduti del Pdl la questione si fa più spinosa. Bisogna che la Santa Sede e la Conferenza Episcopale prendano le distanze, il che puntualmente avviene. I rappresentanti più guasconi della destra, come l´acuto Gasparri e il crociato Giovanardi, tripudiano e sentenziano: Famiglia Cristiana è un orrido foglio bolscevico! Ma il sommo pontefice Benedetto XVI, a mio parere, si rende subito conto dell´insidioso scivolone commesso dalle gerarchie con la troppo calorosa e troppo schierata presa di distanza dal direttore di Famiglia Cristiana Don Sciortino, e corregge il tiro con una vibrata omelia contro il pericolo attuale e presente del razzismo. Un indignato Giovanardi si affretta a precisare che il Papa parla in generale e non si riferisce certo all´Italia, e lui lo può ben dire perché milita nell´Associazione Italia-Israele dall´età di diciotto anni e dunque lui ha il certificato di buona condotta antirazzista rilasciato da qualche buon «parroco» ebreo che vuole tanto bene al governo israeliano. Il mitico Giovanardi ci scuserà se dissentiamo da lui e pensiamo che Benedetto XVI, pur senza farne menzione per ovvie ragioni di prudenza, si riferisca proprio all´Italia. Il pontefice è tedesco, è stato bimbo e adolescente mentre il nazismo celebrava i suoi «fasti», sa quali sono i frutti avvelenati del razzismo, anche del più «ragionevole», sa bene quale irrimediabile vulnus riceverebbe la Chiesa qualora oggi, il suo pastore, non si schierasse risolutamente contro la peggior peste della storia dell´umanità. Proviamo anche noi a pensare per un istante cosa sarebbe accaduto se il provvedimento di prendere impronte digitali ai bimbi rom, l´avesse presa un ministro degli interni tedesco. Al ministro Maroni non piace essere considerato un razzista, è comprensibile, probabilmente in termini assoluti non lo è, si limita ad usare la suggestione razzista per scopi politico-elettorali. Ma questo calcolo è comunque razzista, così come è razzista chi glissa, chi attenua, chi volge la testa da un´altra parte. Le ramificazioni della pandemia razzista sono molteplici, alcune sono sotterranee, ambigue, sfuggenti, per riconoscerle è meglio fare riferimento agli specialisti della questione e, anche se non sono gli unici titolati, i grandi specialisti di razzismo sono inequivocabilmente le minoranze e le genti che lo hanno subito.
Moni Ovadia
Pubblicato il: 20.08.08 Modificato il: 20.08.08 alle ore 11.14

lunedì 18 agosto 2008

Imperdibile!!!

Ultimissime da Berlusconia di Roberto Brunelli: http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=77899

Prendiamo ancora nota…

Nella sua lettera, che tra il ciarpame ferragostiano emerge come un fiore dal letame (De Andrè docet…) W.Veltroni scrive tra l’altro : " ...Hanno, in questo senso, ragione Nanni Moretti ed Eugenio Scalfari quando parlano della perdita dello spirito pubblico di una nazione che si trova, spesso, a vedere cancellati i confini di sé: il valore della legalità, della verità, della coerenza, del primato dell'interesse pubblico su quello privato. Ieri non esiste e domani non dipende da te. Non sei un cittadino, ma uno spettatore. Non sei un cittadino, ma un consumatore della società. Con queste certezze il nostro tempo finisce col farsi vuoto di senso. E con il lasciare spazio a paure parossistiche, quasi ancestrali. E ad egoismi eccessivi, quasi infantili. Lo dico pensando al mio ruolo. Credo che a noi, a me, spetti in primo luogo il coraggio di essere sé stessi quando questo appare più difficile. Sento semmai il bisogno di rendere sempre più chiaro, per il bene della nostra nazione, l'alternatività di valori e progetti sociali che rendono differenti gli schieramenti e le culture politiche. Tanto più ora. Omologarsi come Zelig, piegarsi al nuovo pensiero unico è facile e vantaggioso ma è un atto di rinuncia, una manifestazione di sfiducia nelle proprie ragioni e, talvolta, persino nella propria storia. Cambiare sé stessi, senza rinunciare a testimoniare la grandezza di un percorso umano e senza rinunciare a immaginare e costruire, attraverso proposte realistiche, un presente e un futuro migliore. A cosa servirebbe altrimenti la politica? Italo Calvino diceva di una certa idea pacchiana della modernità che essa è "come un cimitero di macchine arrugginite". E' proprio quello che penso sia, oggi, l'idea di società di chi rimuove il passato e spegne il futuro. La società italiana, anche in ragione della sua drammatica crisi sociale e civile, si accorgerà presto che non si può vivere e crescere senza una visione e un'idea forte. Ricordo ancora le parole di Merrill Block che raccontando, dentro il dramma dell'Alzheimer, una storia fantastica, quella di un luogo chiamato Isidora, un luogo in cui la vita vale la pena di essere vissuta, dice: "E tuttavia, la verità è che in qualsiasi caso, che tu cerchi Isidora oppure no, l'idea di Isidora è incrollabile. Si dice spesso che perfino il cinico, posando la sua vecchia testa carica di realismo sul guanciale, non possa fare a meno di vedere Isidora nei suoi sogni, non possa fare a meno di sognare Isidora al di là di ogni buon senso". E allora , chiamiamola Isidora, chiamiamola Mariuccia, o con il nome che vogliamo, l’importante è che ciò che si scrive si trasformi in atti concreti. Li stiamo aspettando dal 15 aprile …

domenica 17 agosto 2008

I cento giorni di Berlusconi III

Una guida ragionata ad un governo irragionevole .
Si può scaricare qui: http://www.unita.it/view/view_file.asp?IDcontent=78064