domenica 26 ottobre 2008

Roma: 25 ottobre 2008

Ma qui, stamattina, tutti quelli che ho incontrato in questo lungo giro per la città mostrano rabbia e orgoglio. Non ho visto differenze di condizione, di foggia, di atteggiamenti. M'è sembrata una massa di popolo che ha deciso di alzarsi in piedi e di muoversi. Rientrare sulla scena, confermare una baldanza, riprendere il posto che le spetta, non farsi abbindolare dai pifferai di qualunque estrazione. Se fino a ieri c'era nel paese una maggioranza silenziosa che gonfiava le cifre dei sondaggi ogni volta che sentiva pronunciare la frase "tolleranza zero", direi che ora la situazione sta cambiando. I disagi e le paure della crisi mordono ormai la carne viva dei lavoratori, dell'enorme massa del ceto medio, dei vecchi pensionati e dei giovani studenti e precari. La maggioranza silenziosa si sta sfarinando in una serie di minoranze parlanti e protestanti che hanno bisogno d'una guida capace di unificare i loro diversi interessi lesi in valori comuni. Non si fidano della politica ma, più o meno consapevolmente, chiedono uno sbocco politico che dia rappresentanza alla loro rabbia e la trasformi in concreta proposta. Molti osservatori si chiedono se la rabbia di piazza sia compatibile col riformismo, ma la risposta viene dalle centinaia di migliaia che occupano le strade di questa giornata e dai milioni che solidarizzano con loro attraverso i teleschermi: la rabbia è la molla che innesca il meccanismo della proposta alternativa, dello sbocco politico e politicamente rappresenta la protesta popolare e la sua partecipazione.

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